Pubblicazioni

Le pubblicazioni di Renato Di Gregorio sulla Formazione-Intervento
1994_ LA FORMAZIONE-INTERVENTO NELLE ORGANIZZAZIONI. ESPERIENZE E STRUMENTI
edito da Guerini e Associati, - pagine: 291
2010_ PROGETTARE PER APPRENDERE
edito da Guerini & Assiciati, pag.228
2004 _FORMAZIONE - INTERVENTO E SVILUPPO LOCALE
edito da Impresa Insieme S.r.l., pagine: 144
2005_Il MANUALE - la metodologia della formazione_intervento
edito da Impresa Insieme S.r.l. , pag. 244
2006_FORMAZIONE - INTERVENTO E INNOVAZIONE ORGANIZZATIVA
edito da Impresa Insieme S.r.l.,
2007_ IL PROGETTO DELFINO. DISPERSIONE SCOLASTICA E FORMATIVA
edito da Impresa Insieme S.r.l., 2007
2007_LA METODOLOGIA DELLA FORMAZIONE-INTERVENTO - PRIMA EDIZIONE
edito da Impresa Insieme S.r.l., pagine: 255
2010_LA METODOLOGIA DELLA FORMAZIONE INTERVENTO - SECONDA EDIZIONE
edito da Impresa Insieme S.r.l., pagine: 299
2012_ IL PROGETTO SPORTELLO DELL'ORIENTAMENTO
edito da Impresa Insieme S.r.l., pagine: 106
2013_ LA FORMAZIONE-INTERVENTO PER LA SCUOLA
edito da Impresa Insieme S.r.l., pagine: 106
2018_LA PROGETTAZIONE PARTECIPATA
edito da Impresa Insieme S.r.l., pagine: 221
2018_THE FORMAZIONE-INTERVENTO – METHODOLOGY
edito da Impresa Insieme S.R.L., pagine: 115
ISFOL - L'apprendimento organizzativo e la formazione on the Job
Nel testo è riportato il Caso Territorio

Il Caso dell'Associazione TerritorioIl testo, realizzato a fronte di una ricerca sui casi di eccellenza nel campo dello sviluppo organizzativo, riporta il racconto dell'intervento che ha consentito la creazione dell'Associazione Territorio in Sardegna. L'intervento è stato il primo tentativo di riunire una serie di Comuni e realizzare dei progetti di cambiamento nei servizi al cittadino e alle imprese coerentemente con le ipotesi di sviluppo strategico integrato tra le aree della Gallura e dell'Anglona.
Prefazione di Alessandro Sinatra al libro "La Formazione Intervento nelle Organizzazioni" - 1994
Prefazione di Alessandro Sinatra
Tradizionalmente la formazione è vista come una delle funzioni della Direzione del Personale il cui obiettivo è primariamente rivolto allo sviluppo delle conoscenze e delle capacità di gestione dei quadri ai diversi livelli.
Più recentemente la necessità ormai generalizzata di maggiore dinamismo dell’azienda, determinata da condizioni ambientali caratterizzate da forte variabilità e da una competizione più intensa, ne evidenziano il ruolo di strumento fondamentale per l’avvio e il mantenimento dei processi di cambiamento strategico dell’azienda.
Il lavoro di Renato Di Gregorio si distingue appunto dai contributi classici sulla formazione perché pone in evidenza il collegamento e la rilevanza dei processi formativi con la strategia dell’azienda. Cambiamento e apprendimento sono le parole chiave per l’impiego strumentale della formazione-intervento al fine di ottenere risultati concreti sia a livello funzionale che per l’azienda.
Un altro tratto importante è che questo libro è il risultato di un’esperienza vissuta in prima persona, e per questo mette in luce dei «particolari» spesso dati per scontati che però sono le chiavi per «mostrare come si fanno le cose». Il tono del «racconto» sottende i problemi di vita dell’organizzazione reale che egli ha avuto modo di vivere da prospettive diverse.
La sua esperienza di operatore fa percepire le complessità reali di alcuni fenomeni porgendoli in modo da farne capire la natura, offrendo modalità pratiche per la loro soluzione ed evidenziando le «trappole» da evitare.
E' un libro di viaggio che in qualche modo fa vivere il lettore con le sensazioni e i problemi del tragitto compiuto. E facile da capire perché é un racconto narrato con un linguaggio semplice, efficace, spesso gergale. E fedele alla promessa, evitando il ricorso a complesse articolazioni teoriche; comunica il sapore dei problemi e delle sfide da affrontare, proprio come Di Gregorio stesso dice, «attraverso delle ricette di cucina e non attraverso delle formule». In questo senso il lavoro può essere letto a diversi livelli in relazione all’esperienza del lettore, sempre con profitto. Il neofita coglierà soprattutto gli aspetti del saper fare e del saper costruire un intervento di formazione. Il collega più esperto troverà stimolo nelle esperienze descritte: Aeritalia, Sclavo, Alcantara e Montefibre sono infatti casi interessantissimi che hanno tutti, per ragioni diverse, dato un contributo circa l’impiego degli strumenti formativi in logica aziendale. E proprio qui infatti che si da testimonianza dell’importanza di mobilitare le risorse dell’azienda per una sua trasformazione e per l’adeguamento alle nuove condizioni competitive.
Emerge un’impostazione concettuale molto attuale, che fa tesoro dei contributi teorici più validi apparsi recentemente nella letteratura di strategia. La formazione-intervento gioca un ruolo determinante per generare e per canalizzare l’energia per il cambiamento. Condizioni necessarie sono infatti una visione chiara e condivisa della direzione da intraprendere e la mobilitazione di una massa critica di persone che supportino il cambiamento.
Attraverso questi interventi si creano le condizioni perché le ipotesi e gli obiettivi di sviluppo del vertice si concretizzino in azioni specifiche che prendono corpo dove i problemi si verificano e devono trovare soluzione. Ecco quindi la centralità della scelta degli strumenti e delle modalità perché tali processi avvengano.
In questo senso il lavoro di Renato Di Gregorio fornisce una testimonianza importante di come concetti astratti quali apprendimento e cambiamento possano concretizzarsi attraverso una serie di interventi finalizzati al raggiungimento di risultati comprensibili alle persone d’azienda
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Castellanza, 1998
Alessandro Sinatra
Rettore LIUC, Libero Istituto Universitario Carlo Cattaneo
Prefazione di Giuseppe De Rita al Testo "Progettare per Apprendere" - 2010
Prefazione di Giuseppe De Rita
Due sono le cose che in questo volume di Di Gregorio mi intrigano molto, forse perché mi richiamano due miei vecchi «pallini»: lavorare con il metodo della formazione-intervento e lavorare essenzialmente su e per il territorio.
La formazione-intervento è per un formatore quel che per me ricercatore è la ricerca-azione, l’impegno cioè a non chiudersi nel rigore quasi asettico delle indagini ma a collaborare con il cliente nell’elaborazione di strategie d’azione finalizzate a cambiare il campo su cui si è fatto approfondimento di ricerca. Una ibridazione professionale che spesso non è valutata entusiasticamente dai metodologi della ricerca sociale, ma che nel tempo ho potuto verificare come altamente positiva: il ricercatore riceve in cambio, dalla partecipazione all’azione, una capacità di stare nelle cose, di capire ed accompagnare i processi reali, di cambiare in corso d’opera le sue stesse ipotesi di lavoro che nessun altro meccanismo di controllo, anche il più approfondito confronto accademico, potrebbe garantirgli. Per questo sono grato ai miei maestri degli anni Cinquanta (i francesi intorno a Economie ed Humanisme, i tedeschi teorici della ricerca-azione, i dirigenti della ricerca sociale in SVIMEZ) di avermi trasmesso questa fondamentale opzione di ricerca-azione o, come si diceva allora, questo spirito di «tecnico-politico».
Si capirà allora perché la scelta di Di Gregorio di impostare il suo lavoro professionale, e questo volume, sulle metodologie della formazione-intervento mi risulti molto consentanea. Certo il suo mestiere e più difficile e complesso del mio, giacché il formatore (specialmente se opera nella pubblica amministrazione) ha minore autonomia (e libertà psichica) del ricercatore. Ci sono troppe rigidità, legislative, amministrative, regolamentari, sindacali, da dover tener presenti; ci sono troppe tentazioni a ragionare in termini di «ascription» formale delle competenze e delle funzioni; c’e troppa difficoltà ad ascoltare il ruolo concreto dei dirigenti invece che la loro collocazione gerarchica. Per cui spesso si devono superare tutte queste resistenze concentrandosi su figure nuove (Di Gregorio si sofferma, ad esempio, sulle figure del project manager, del progettista di cambiamento, del formatore) che permettono insieme formazione ed azione innovativa nel corpo amministrativo. Ed allora l’ibridazione funziona, garantisce cambiamento.
Ma il grosso di questo cambiamento oggi si delinea più a livello locale che a livello nazionale, per cui si capisce l’attenzione che Di Gregorio riserva al personale delle amministrazioni operanti sul territorio. .
Scatta qui la mia seconda consentaneità al suo lavoro, quella derivante dalla mia lunga fedeltà all’importanza, quasi al primato, della dimensione locale nello sviluppo italiano; da antico «localista» io sostengo che oggi sono gli enti locali, le aziende locali, le autonomie funzionali che costituiscono la vera armatura di una nuova amministrazione pubblica, più attenta al territorio ed ai suoi problemi, più coerente con le aspettative e i bisogni delle comunità e dei cittadini. Ed e giusto quindi che chi fa formazione-intervento si rivolga con speciale interesse al personale dei comuni, delle regioni, delle aziende pubbliche locali (si guardi la seconda parte di questo volume): la formazione riesce ad essere incisiva, a collegarsi a nuove competenze e responsabilità del personale, a costruire spazi di reale cambiamento. Diventa, in pratica, vera formazione-intervento.
Naturalmente, operando sull’intreccio fra approccio territoriale e metodologia di formazione-intervento, Di Gregorio sa bene che si colloca su una linea che è processuale ma lenta, visto che la carica di innovazione che viene dal basso è fatalmente contrastata in un mondo, quello dell’amministrazione pubblica, che da sempre obbedisce a logiche top-down, di stampo più o meno gerarchico. Tuttavia mi sembra di poter dire che il processo e avviato e nei tempi lunghi e destinato ad esser vincente. Perché non siano troppo lunghi è bene che la cultura di cui Di Gregorio si è fatto portatore abbia crescente cittadinanza ed incidenza d’opinione, specialmente fra gli addetti ai lavori; ed in questa direzione le pagine che seguono danno una buona spinta in avanti.
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La prefazione viene scritta da:
1. Silvano Del Lungo
2. Ivetta Ivaldi
3. Maria Ausilia Mancini